TORINO CITTA’ DELLA SCIENZA: UN QUARTIERE, UN PALAZZO, TRE MUSEI

A spasso tra il Positivismo scientifico dell’800. Un quartiere residenziale alla ricerca di una nuova identità. Passato e futuro della scienza. Tre musei incredibili nati nei secoli passati che hanno contribuito al progredire della conoscenza scientifica umana. Nella città prima capitale dell’Italia Unita.

IL QUARTIERE SAN SALVARIO

Il quartiere residenziale San Salvario a Torino ha mutato velocemente nel corso dell’800, diventando allo stesso tempo zona residenziale, commerciale, industriale grazie alla sua posizione lungo le rive del Grande fiume. il Po. Dominato dalla presenza del Castello del Valentino, inoltre il quartiere diventa ben presto anche polo universitario di ricerca.

Il Castello del Valentino ha sempre contribuito a dare prestigio alla zona. E’ qui infatti che si sono svolte le fantastiche Esposizioni Internazionali, e dalla metà dell’800 risiede la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri che ha dato i natali all’attuale Politecnico. Ma anche l’Accademia di Agricoltura, la Stazione di Chimica Agraria, le Facoltà di Veterinaria e di Agraria e altri poli formativi fondamentali per la storia della città.

Ma proprio a San Salvario nascono verso fine 800 le Facoltà scientifiche di quella che viene chiamata Città della Scienza di Torino. I palazzi sedi delle facoltà si snodano tra il Corso Massimo d’Azeglio, Via Valperga Caluso, Via Donizetti e Via Pietro Giuria. E ad oggi, proprio qui, troviamo il polo museale dell’Università degli Studi di Torino, della città di Torino e della Regione Piemonte.

In un palazzo solo sono stati riuniti ben tre musei di ricerca scientifica riaperti al pubblico nel 2007 dopo nuova organizzazione: il Museo di Anatomia Umana, il Museo della Frutta e il Museo Lombroso. Grazie a questo ambizioso progetto, si vuole offrire al pubblico sia la passata visione scientifica che ha caratterizzato Torino tra fine 800 ed inizi 900 trasformandola in un centro riconosciuto a livello internazionale, sia una futura visione scientifica che invogli a riflettere sulle nuove frontiere.

IL MUSEO DI ANATOMIA “LUIGI ROLANDO” DELL’UNIVERSITA’ DI TORINO

In questo museo ottocentesco, dove sembra che il tempo si sia fermato, oltre alle collezioni di tipo anatomico è possibile ammirare collezioni antropologiche, frenologiche, primatologiche, collezionistiche e fotografiche. Nato nel 1739, il Museo di Anatomia è allestito nei monumentali locali del Palazzo degli Istituti Anatomici di Torino.

Quello che salta subito all’occhio del visitatore, è l’atmosfera del tipico museo ottocentesco che risulta essere praticamente inalterata da allora. I locali sono stati concepiti in modo tale da sottolineare il prestigio che la scuola anatomica sabauda possedeva e l’architettura del tempo è stata mantenuta come all’origine, senza variazioni sostanziali. Alla stessa maniera anche l’allestimento delle esposizioni è di foggia ottocentesca. Ad esempio le vetrine, originarie, sono piene di collezioni, assolutamente non illuminate e non ci sono praticamente testi da consultare per approfondire, proprio come era abitudine nei musei di quell’epoca. Nonostante ciò, il visitatore compie uno straordinario viaggio storico tra le scoperte scientifiche in campo anatomico e medico di almeno 300 anni.

Le collezioni di tipo anatomico rappresentano un vero e proprio tesoro scientifico. Si tratta di modelli preparati a secco e in liquido, modelli in cera, legno e cartapesta che riproducono fedelmente il corpo umano nei minimi dettagli. Ne sono un eccezionale esempio i modelli di cervello, gli scheletri di un nano e di un gigante, la donna gravida con il ventre aperto, modelli di cranio, il cuore, ma anche un mobile in pero di fine ottocento costituito da 300 cassettini che contenevano preparati microscopici, i microscopi di Rolando e Giacomini e l’Atlante la Grande Anatomia di Paolo Mascagni dei primi decenni dell’800 con le riproduzioni della figura umana e degli organi a grandezza naturale.

L’esposizione ha lo scopo di evidenziare sia l’importanza scientifica delle collezioni, che quella storica, architettonica e artistica del museo stesso. Sono presenti anche delle postazioni video, delle schede illustrative per i bambini e moltissimi strumenti scientifici di altissimo valore storico e medico.

IL MUSEO DI ANTROPOLOGIA CRIMINALE “CESARE LOMBROSO” DELL’UNIVERSITA’ DI TORINO

Il museo che possiamo ammirare oggi è il riallestimento delle raccolte di preparati anatomici, fotografie, scritti, corpi del reato e disegni realizzati da internati nei manicomi e nelle carceri che il Lombroso ha raccolto durante la sua vita assieme ai suoi allievi e ai suoi sostenitori. Non stiamo parlando di un museo degli orrori ma del racconto del pensiero di uno scienziato dedito allo studio delle manifestazioni criminali e devianti del suo tempo. La società borghese dell’800 aveva bisogno di incasellare qualsiasi forma di crimine e diversità che andasse a minare le norme del tempo ma anche le anormalità apparentemente positive quali il genio e l’intelligenza.

Le domande dell’epoca erano quelle che ancora oggi sono parzialmente senza una risposta plausibile: chi è il criminale? chi è il genio? chi è il folle? siamo condizionati dai geni e dell’ambiente? Le risposte oggigiorno ancora non ci soddisfano ma quello che sappiamo è, in parte, anche grazie alle ricerche di scienziati come Cesare Lombroso.

Il percorso museale prova a fornire al visitatore gli strumenti per comprendere alcune teorie del tempo, l’interesse del Lombroso, le teorie criminali e gli errori metodologici che lo portarono a formulare le sue teorie spesso discriminatorie e brutalmente giudicanti. La follia, la delinquenza, la genialità furono per lui dei fenomeni da studiare e sperimentare, ecco allora gli strumenti che utilizzava su vivi e su cadaveri, gli studi sui criminali in carcere, i reperti umani le maschere mortuarie e i corpi del reato esaminati. E’ presente anche lo scheletro dello scienziato esposto per sua volontà testamentaria.

La maggior parte delle teorie del Lombroso sono state superate o comunque oggi vengono affrontate in modo differente. Gli errori e le inesattezze del tempo passato sono utili per imparare a leggere con cautela i risultati scientifici e a ricordarci che ogni epoca ha la sua contraddizione, i suoi errori e le sue verità.

IL MUSEO DELLA FRUTTA “FRANCESCO GARNIER VALLETTI” TORINO

Francesco Garnier Valletti, confettiere di Giaveno in provincia di Torino, una volta diventato modellatore di fiori e frutta di cera divenne un’autorità nel settore, le sue opere esposte nelle più importanti esposizioni mondiali e le sue produzioni artistiche finirono nelle migliori collezioni private internazionali.

In particolare, la sua collezione “Pomona Artificiale” così come chiamata dal suo creatore è esposta oggi al museo di Torino: centinaia di varietà di mele, pere, pesche, albicocche, susine, uva, ma anche funghi, barbabietole meloni in cera perfettamente riprodotti nelle forme, nei colori, nelle caratteristiche.

I frutti sono stati modellati a fine 800 e sono di proprietà della Sezione Operativa di Torino dell’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante. Il percorso museale mira, attraverso la collezione, i laboratori, la biblioteca e gli arredi originali, a valorizzare la storia di ricerca applicata all’agricoltura della città di Torino. Le opere, restaurate accuratamente, sono esposte in bella mostra e evidenziano il genio e l’eccentricità della figura del Valletti.

La visita è stupefacente ma anche molto istruttiva e mette il visitatore di fronte all’attualissimo tema della biodiversità.

CONSIGLI GENUINI

Nell’ambito della scoperta di una città, oltre alle tradizionali attrattive, è bene approfittare e visitare anche i luoghi meno conosciuti. Ecco allora che a Torino ci sono molte possibilità. La visita di questo piccolo polo museale unico, permette di capire la storia di un luogo e della sua evoluzione che è parte di un disegno evolutivo molto più grande.

I tre musei in questione possono sembrare strani e poco attraenti ma la realtà è proprio l’opposto. Una volta entrati nel loro cuore ci si trova come catapultati nel passato della nostra storia. A chi avesse il dubbio, consigliamo di portare anche i bambini i quali si immergeranno nella scienza più pura. Nonostante l’apparenza, infatti, per loro è facile comprendere e le schede sono in grado di informarli in maniera corretta.

Ovviamente visitateli tutti e tre assieme, sia perché sono praticamente attaccati e poi perché il biglietto cumulativo lo consente. Allo stato attuale i giorni di apertura sono dal lunedì al sabato ma per orari e altre informazioni specifiche è sempre meglio informarsi prima ai siti specifici.

Mentre si è in zona una visita al Castello del Valentino è d’obbligo così come una bella passeggiata lungo il Grande Fiume torinese.

Creator Photos&Text Orietta Renaudo, Oct 2022

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